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utente_cancellato
iperautomodellante
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Inserito il - 08/07/2010 : 21:18:34
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In questi giorni si parla molto del Sudafrica, e di quanta strada si è fatto in tema di diritti umani e mi capita di pensare a quando ho iniziato a seguire la F1 (anni 70) di come l'automobilismo fosse l'unico sport ad avere in calendario manifestazioni in questo paese, dove , è giusto non dimenticare che alcuni esseri umani erano trattati da altri esseri umani peggio delle bestie. Io , si puo'dire che ho una venerazione per i piloti di quei tempi, ma questo non mi impedisce di pensare che fu una vera vergogna che nessuno trovava niente da ridire, mentre tutto il resto del mondo sportivo e non, isolava il Sudafrica. Ma del resto si sa bene come la pensava il mondo delle corse in inghilterra in quegl'anni.
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n/a
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Inserito il - 09/07/2010 : 08:31:33
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Robi, in effetti avevo sbagliato a consigliarti uno specialista: necessiti, piuttosto di qualche ripetizione d'italiano.
Facezie a parte, non ho mai compreso perché, allora, si discutesse l'opportunità di andare a correre in Sudafrica, ma non in Argentina e Brasile, in quegli anni governati da spietate dittature militari. Figlie, come l'apartheid, dell'ordine mondiale dell'epoca. Più in generale, a dispetto di quanto pensano certe anime candide del forum, già negli anni '70 la Formula 1 era un giochino assai costoso e, di conseguenza, andava a correre dove intravvedeva la possibilità di fare cassa. Senza farsi troppi scrupoli morali, allora come oggi.
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Modificato da - n/a in data 09/07/2010 08:41:10 |
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utente_cancellato
iperautomodellante
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Inserito il - 09/07/2010 : 18:11:32
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Grazie per il consiglio, in effetti per l'italiano credo di averne bisogno.Riguardo lo specialista, invece sono sicuro di non averne bisogno, tu piuttosto mi sembri un tantino rancoroso...ma facezie a parte ho capito poco di quello che scrivi: L'apartheid sarebbe figlio dell'ordine mondiale dell'epoca???Guarda che siamo negli anni 70, non prima di azz.E dove sentivi discutere dell'opportunità di correre in Sudafrica? si correva e basta, senza problemi.Problemi che però si faceva tutto il resto del mondo sportivo e non, forse erano tutte anime candide?Oppure solo le corse erano un giochino costoso?.Hai scritto bene, in italiano quasi perfetto (intravvedeva..si scrive con una sola "v") ma i concetti mi sono sembrati cinici, freddi, del tipo "io si che ho capito come va il mondo"
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Modificato da - utente_cancellato in data 09/07/2010 18:13:22 |
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n/a
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Inserito il - 10/07/2010 : 23:46:35
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Negli anni '70 il Sudafrica, primo produttore mondiale di oro e diamanti, era l'unico baluardo del c.d. blocco occidentale in un'area del continente nero sotto forte influenza sovietica: Mosca appoggiava e armava i governi postcoloniali di Angola e Mozambico, oltre ai movimenti di liberazione attivi nello stesso Sudafrica, in Namibia e nell'allora Rhodesia. Da qui il sostegno americano ai segregazionisti di Pretoria. Non discuto il cinismo di tale comportamento, ma lo trovo del tutto logico nell'ordine mondiale di quegli anni. Tant'è vero che lo smantellamento dell'apartheid iniziò pochi mesi dopo la caduta del muro di Berlino. Mi chiedo, perciò, se l'automobilismo non fosse l'unico sport ad affrontare con onesto realismo tale situazione e se l'ipocrisia, piuttosto, non regnasse altrove. A cominciare da quel calcio che nel 1978 celebrò un mondiale nell'Argentina dominata da una dittatura che non credo abbia fatto meno vittime dell'apartheid.
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Modificato da - n/a in data 10/07/2010 23:54:21 |
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utente_cancellato
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Inserito il - 12/07/2010 : 17:10:40
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Che l'ipocrisia regni sovrana in tutte le faccende degli esseri umani , mi sembra fuori discussione, ma far passare il menefreghismo del mondo delle corse di alllora, per onesto realismo mi sembra troppo. Ma a parte questo, intendevo dire nel mio primo intervento che non c'è mai stato tra i piloti di allora, un gesto , una piccola presa di posizione, un segnale come ce ne sono stati in altri sport. Ali' si fece la galera nel pieno della sua carriera per non andare in Vietnam, Smith e Carlos se la rovinarono la carriera e non solo quella, per i pugni guantati di nero sul podio delle olimpiadi di Citta' del Messico, e nel suo piccolo anche Panatta , quando si tratto' di giocare la finale di Davis a Santiago del Cile, nel 1976, nel pieno della dittatura di Pinochet , scese in campo con la magliette rossa. Certo, gesto che non ha cambiato di un millimetro la situazione dei cileni , ma nessuno chiede agli sportivi di cambiare il mondo, ma un briciolo di dignità, quella si'. Dignità che nei pilolti di allora semplicemente non ho visto, nemmeno una parola, una semplice dichiarazione . Oddio magari pensavano anche loro come a Pretoria che i "negri" sono esseri inferiori e quindi tutto torna.
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